Questa domenica si conclude il lungo discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao che stiamo seguendo oramai da metà luglio.
In esso Gesù più volte ha parlato del suo corpo come “vero cibo” e “pane di vita“.
La reazione degli uditori a queste parole sono la mormorazione e l’abbandono.
Nelle settimane scorse abbiamo assistito alla mormorazione dei Giudei. Oggi è la volta degli stessi discepoli.
La mormorazione è sempre frutto dell’ignoranza, cioè della non conoscenza.
Quando qualcuno dice qualcosa, compie una scelta o dà disposizioni che non riusciamo a comprendere possiamo decidere di parlarne, cercare spiegazioni, metterci nei suoi panni, comprendere le motivazioni, esplorarne i sentimenti, oppure rimanere nelle nostre convinzioni.
Quando quest’ultima posizione è condita di mancanza di umiltà nasce il giudizio, la critica, e quindi la mormorazione.
Mentre l’ignoranza può anche non avere colpe, la mormorazione è sempre peccato, e anche grave, perché mina la comunione, scandalizza le persone più piccole, destabilizza famiglie e gruppi.
Don Michele Fontana
Diceva Virgilio a Dante: ” Non ti curar di loro ma guarda e passa.” È la cosa migliore per sopravvivere. Purtroppo, non si ha mai il coraggio di parlare con il diretto interessato. È più facile sparlare e corrompere gli altri, ignari del male che ne può derivare. Preghiamo su, diceva qualcuno.